Ripensando a me stessa, incontrando e parlando con altre persone, quando si tratta di far pulizia o di sistemare degli ambienti, il primo sentimento che per si fa avanti è la paura.
Paura? Si proprio lei, ad esempio del distacco, della mancanza, del bisogno. Eliminare un oggetto fa sorgere immediatamente un interrogativo: e se poi ne avrò bisogno? E’ curioso come per mesi, in alcuni casi anche anni, l’oggetto da eliminare sia stato dentro casa dimenticandoci completamente della sua esistenza fino al momento in cui ce ne dobbiamo separare, improvvisamente diventa il più importante oggetto che abbiamo mai posseduto. Per me è stato così per anni, finchè non sono riuscita a dare un nome a quello che provavo ogni volta che mi dovevo staccare da qualche cosa: paura. Paura della mancanza, paura di avere più accesso all’abbondanza, vergogna per aver speso dei soldi inutilmente in qualcosa che non avevo minimamente usato. Come porre rimedio ad un sentimento negativo? Unicamente con il perdono.
Perdonarsi risolve tutto, essere compassionevoli è l’unica strada per voltare pagina. Il concetto del perdono non è un semplicissimo, spesso siamo bravissimi a perdonare gli altri, ma quando dobbiamo fare la stessa cosa con noi stessi, bhè, non è sempre così immediato. La via dell’indulgenza per le proprie debolezze non è da confondersi però con il lasciar correre, il non lottare per i propri obiettivi, l’evitare di impegnarsi. Essere auto-indulgenti vuol dire avere il coraggio di dire, ok, fino’ora è andata così, non ero consapevole e quindi mi sono comportata al meglio di come potevo con la mia consapevolezza del momento, ora che conosco i sentimenti che provo e riesco a dargli un nome, faro molto meglio.
Può essere anche che la consapevolezza non venga sempre da se, personalmente molte dritte e consigli mi sono stati dati damqualcuno che ne sapeva più di me, da un’amica, da chi c’era passato prima, molto spesso da un professionista. Ad esempio con il coaching è possibile scardinare tanti automatismi che si creano nella nostra personalità convertendo ad esempio una brutta abitudine in un positivismo. Questo è solo uno degli aspetti su cui il coaching va a lavorare, così come sull’autostima, sulla definizione degli obiettivi ed il loro raggiungimento, mi rendo conto che spesso raccontare a parole un processo e un percorso non è così efficace come viverlo sulla propria pelle, e quindi dal 27 agosto e per tutto il mese di settembre per chi vorrà scoprire il coaching sarò disponibile per consulto gratuito di 1 ora e mezza, di persona per chi lo desidera o via skype.
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