Ho incominciato a toccare con mano la realtà decluttering in un modo piuttosto strano e tragico ne gennaio del 2010, quando mi sono trovata da sola con un lutto da gestire e un appartamento da smantellare velocemente, il più velocemente possibile a dire la verità. Si trattava della casa dei miei genitori, cioè circa 40 anni di ricordi, collezioni, passioni, in pratica la vita. Sono sincera: il trovarmi davanti a questa sfida mi ha tolto per qualche giorno il fiato. Si trattava di un’impresa più grande di me, o almeno così la vedevo allora, eppure, ad onor del vero i miei genitori erano persone normali, non erano accumulatori seriali, non erano patologici, non erano persone “sepolte in casa”, non erano dei maniaci del conservare. Molto semplicemente avevano i loro interessi, le loro passioni, avevano vissuto insieme per circa 45 anni, lavorando, crescendo una figlia, svariati gatti, un paio di cani, possedendo una casa di circa 110 mq., una cantina, un box, avendo avuto nel tempo prima una casa in montagna e poi una casa al mare. Magicamente dovevo far sparire questi 45 anni in meno di 60 giorni, tutto ciò lavorando, a tempo pieno, gestendo il mio dolore, i rimanenti 4 gatti, la mia gatta.

Non ci crederete ma l’ho fatto, chiedendo aiuto a tratti, ricevendone a volte si e a volte no, attraversando durante questo processo una marea di emozioni che non pensavo neppure di poter provare. Ai tempi non sapevo quasi nulla di decluttering, non avevo regole da seguire, me le sono date io, mi sono fidata del mio istinto e attinto alla forza e alla compassione verso me stessa. Sinceramente non avrei mai pensato che questo sarebbe stato un training preziosissimo che mi avrebbe permesso nel tempo di destreggiarmi di fronte gli accumuli e di affrontare con leggerezza un argomento non così banale come può sembrare.

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